MILLE STRADE E UNA META SICURA DOVE DON BOSCO CI ASPETTA TUTTI

“Non diede passo, non pronunciò parola, non mise mano ad impresa che non avesse di mira la salvezza della gioventù…”: così diceva di don Bosco don Michele Rua.

In questi tre anni, anche noi, Referenti per la Pastorale del CIOFS-FP Lombardia, abbiamo camminato sui passi di don Bosco seguendolo da Valdocco a Chieri (nel 2021/22), da Mornese a Nizza (nel 2022/23), per giungere, finalmente a Roma (nel 2023/24).

La Città Eterna è stata per venti volte meta del nostro Santo, che vi ha trascorso, a più riprese, due anni della sua vita. Le ragioni che lo portarono più volte là erano svariate: tra le altre, l’amore per il Papa e la Chiesa, la necessità di vedere approvate le Costituzioni della Congregazione e il desiderio di conoscere le opere educative della città per confrontarle con il modello di Valdocco e valutare la possibilità di allargare gli orizzonti della sua missione. Visitò l’Ospizio Tata Giovanni per gli orfani della città, le Scuole di Carità di Santa Maria dei Monti e l’Ospizio San Michele. Andò più volte in udienza dai Pontefici del suo tempo, Pio IX e Leone XIII. Non mancò di visitare illustri personaggi benestanti perché potessero divenire suoi benefattori.

Proprio a Roma, in quello che era il fabbricato acquistato per la residenza dei salesiani impegnati nella costruzione della gloriosa Basilica del Sacro Cuore, don Bosco redasse, nel 1884, la celebre Lettera da Roma, un capolavoro sul suo stile educativo. A distanza di 150 anni, quello scritto è ancora in grado di far vibrare in noi la passione ed è proprio a partire da questo testo che ci confrontiamo come Commissione Pastorale dei sei Centri lombardi.

Al termine di tre giorni spesi cercando di calcare le orme del nostro Padre e Maestro torniamo nelle nostre realtà col desiderio di coinvolgere altri (giovani e adulti, colleghi e famiglie) perché il sogno di don Bosco si realizzi. Anche noi, con lui, desideriamo la felicità di chi varca le porte dei nostri centri ogni giorno e intuiamo l’urgenza di risvegliare la creatività della Comunità Educante perché crescano quelle occasioni in cui gli adulti non siano solo presenti “per” i giovani, ma, “con” loro, costruiscano spazi che abbiano il sapore della casa e il calore della famiglia. Avvertiamo il bisogno di spazi dove ogni ragazzo realizzi il passaggio dal dire “mi vogliono bene”, all’affermare “vogliono il mio bene”, fino all’asserire “riconosco che questo è un bene anche per me”.

Strade diverse ci hanno portati a Roma e per strade diverse faremo ritorno ai nostri sei Centri, ma capiamo che l’unica meta per cui val la pena faticare è la salvezza nostra e dei giovani, la felicità loro e nostra, già ora, in questo tempo così travagliato, e poi, per sempre, in quel Paradiso al quale don Bosco era tanto vicino quando lasciò Roma per l’ultima volta. Mentre celebrò la sua unica Messa nella nuova Basilica del Sacro Cuore, don Bosco scoppiò in lacrime quindici volte in lacrime. Si stava realizzando la promessa del sogno: “a suo tempo tutto comprenderai!”.

Noi che siamo ancora avviluppati nel groviglio della storia, fatichiamo a dipanare il filo del sogno, ma vogliamo crederci e cercare altri che siano disposti a farlo con noi, con la sola certezza che qualcuno vede più lontano di noi e ci ha promesso una meta sicura dove, da mille strade, ci aspetta tutti.

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