Il Musical “The Last Call”, andato in scena all’auditorium di Sant’Ambrogio in anteprima, colpisce e fa riflettere. Già pronta una tournée in altri 10 oratori.

In occasione della festa di Don Bosco 2020, nel pomeriggio di domenica 2 febbraio si è tenuto il Musical “The Last Call”, messo in scena da CIOFS/SP di Pavia, ad un anno esatto dall’inaugurazione della sala teatrale, per festeggiare la ricorrenza.

La compagnia, composta da giovani ragazze, ex allieve della scuola, accompagnate nel racconto da Paolo Rovida, porta sul palco un gate di aeroporto dove si intersecano vite diverse di viaggiatrici, che nell’attesa della partenza del loro volo colgono l’occasione di creare un ponte, anziché un muro, ognuna facendo la propria parte nei confronti  dell’ascolto nelle opinioni altrui, seppur con la fatica di superare i limiti dell’orgoglio e delle proprie convinzioni.

«Incidere sul nostro tempo ogni giorno, nel nostro piccolo, per insegnare che questo è l’unico modo per poter cambiare le cose: non c’è confine per chi prova a capire i sogni altrui». Recita ad un certo punto una delle battute del Musical.

Lo spettacolo ruota prevalentemente su cinque ragazze, protagoniste della prima parte di questo musical dove, al Gate 8, quattro donne italiane ne incontrano una siriana e con lei si confrontano, mettendosi in discussione.

Dopo il decollo arrivano altre due giovani, che discutono tra loro per il ritardo, vertendo sull’egoismo e sulle soluzioni che possono adottare in merito a questa perdita. Ma poi la riflessione giunge dall’uomo delle pulizie, colui che interviene come un Deus ex machina nelle varie situazioni e che permette alle due amiche di focalizzarsi sulla riflessione: ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi è un dono. Per questo di chiama Presente.

Tanti gli spunti che questo spettacolo regala allo spettatore, senza retorica, ma con il genuino spirito di dare a chi lo guarda la consapevolezza di una riflessione autonoma ed introspettiva.

«Lo spettacolo nasce dalla voglia di provare a riflettere sul percorso che in 8 anni di vita del gruppo abbiamo fatto insieme – racconta Paolo Rovida – Le storie di ognuno inevitabilmente si incontrano con quelle del mondo, ciò che viviamo può essere universalizzato, raccontando una specifica storia. Studiando è quindi venuto fuori questo spettacolo, che vuole essere il racconto del viaggio delle nostre vite, auspicando che diventi stimolo e motivo di confronto per i viaggi delle vite degli altri, in un momento storico in cui provare ad accogliere gli altri – in tutti i sensi – è un è una cosa molto, molto difficile e sembra quasi di essere ‘i diversi’ quando lo si fa e non più la normalità. Vogliamo, con questo spettacolo, far capire che l’altro è una ricchezza ed accogliere l’altro vuol dire farci accogliere dagli altri».

https://www.varesenews.it/2020/02/alzi-un-muro-pensa-cosa-lasci/896539/

 

 

 

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